.. "Spesso si dice che l’affinità è solo una questione “di pelle”, uno scambio simbiotico emozionale che mette in contatto l’uomo con ciò che più trova somigliante e attinente con le sue percezioni.
La pelle, la pelle che cambia, muta e si rigenera è l’elemento di confine con l’esterno e che prima di tutti gli altri sensi mette in contatto l’uomo con la vita, con lo spazio circo- stante fin dalla nascita perché, prima di vedere e udire, l’essere umano percepisce, attraverso il tatto, ciò che lo circonda. L’artista quando crea ha un contatto fisico con i suoi lavori: uno studio è pregno di odori di vernici, di colori, di solventi, di strumenti, di legno, di ferro e di sogni, è un insieme di strane cose che diventano poi elementi e sensuali visioni nelle quali ritrovarsi e perdersi.
Un artista abbisogna della fisicità, necessita che la sua pelle sia in relazione con la pelle dei materiali, stabilisce in tal modo un contatto con la forma che è plasmata e forgiata da chi fatica ad estrapolarla, anche se fosse recuperata da un semplice pezzo di legno riciclato, da un ferro arrugginito e abbandonato, è una creatività e fantasia che riesce a vedere oltre la struttura, oltre la pelle, l’artista compenetra quello che è solo visione o solo tatto, sa guardare, non solo vedere."..
2017 - 2018 | Padova “Centro culturale San Gaetano” | Mostra personale “La pelle del porfido”.
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2017 - 2018 | LA PELLE DEL PORFIDO - Padova “Centro culturale San Gaetano”
.. "Spesso si dice che l’affinità è solo una questione “di pelle”, uno scambio simbiotico emozionale che mette in contatto l’uomo con ciò che più trova somigliante e attinente con le sue percezioni.
La pelle, la pelle che cambia, muta e si rigenera è l’elemento di confine con l’esterno e che prima di tutti gli altri sensi mette in contatto l’uomo con la vita, con lo spazio circo- stante fin dalla nascita perché, prima di vedere e udire, l’essere umano percepisce, attraverso il tatto, ciò che lo circonda. L’artista quando crea ha un contatto fisico con i suoi lavori: uno studio è pregno di odori di vernici, di colori, di solventi, di strumenti, di legno, di ferro e di sogni, è un insieme di strane cose che diventano poi elementi e sensuali visioni nelle quali ritrovarsi e perdersi.
Un artista abbisogna della fisicità, necessita che la sua pelle sia in relazione con la pelle dei materiali, stabilisce in tal modo un contatto con la forma che è plasmata e forgiata da chi fatica ad estrapolarla, anche se fosse recuperata da un semplice pezzo di legno riciclato, da un ferro arrugginito e abbandonato, è una creatività e fantasia che riesce a vedere oltre la struttura, oltre la pelle, l’artista compenetra quello che è solo visione o solo tatto, sa guardare, non solo vedere."..
2011 | CONVERGENZE E SIMULACRI - Padova “Oratorio San Rocco”
.. "Il fatto di insistere in una combinazione di elementi organici e artificiali suggerisce l’attenzione riposta dall’artista allo studio del materiale: l’intento è quello di concepire forme nuove, non riconducibili a modelli preesistenti, quanto piuttosto suggerite dalle caratteristiche proprie della materia.
Pertanto, elementi industriali di scarto, ormai consumati dall’usura, si combinano, in una luce nuova, a materiali tradizionali come pietra, marmo e legno, raggiungendo formule espressive che sintetiz- zano tradizione – intesa nel recupero delle tecniche dell’incidere e del saldare – e simboli meccanici della civiltà moderna.
L’intervento da parte dell’artista è del resto pressoché minimo, nel rispetto delle irregolarità e delle ruvidità del materiale, il che, potenzialmente, assume una connotazione specifica anche da un punto di vista immaginativo, poiché suggerisce, nel pensiero dell’artista, un nesso tra elementi naturali e derivati di origine industriale, vale a dire implicazioni di ordine emotivo e spirituale dettate dall’unione (o dalla contrapposizione) di ciò che è della natura con ciò che deriva dall’artificio.
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